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Infermieri i più colpiti da aggressioni: Ssn da riorganizzare, solo così argineremo le violenze

“Gli infermieri sono la prima interfaccia del SSN e quindi le prime vittime del suo cattivo funzionamento. Ecco perché contro le aggressioni la via d’uscita è una sola: rivederlo, investendo in sanità”.
La riflessione del segretario nazionale Andrea Bottega nella Giornata nazionale di educazione e prevenzione contro la violenza nei confronti degli operatori sanitari e socio-sanitari

 

Roma, 12 marzo - “Vorremmo poter dire di aver voltato pagina e invece, purtroppo, siamo ancora lontani da una soluzione al gravissimo problema delle aggressioni nei confronti degli operatori della salute”. Sono le parole del segretario nazionale del Nursind Andrea Bottega, in occasione della Giornata nazionale di educazione e prevenzione contro la violenza nei confronti degli operatori sanitari e socio-sanitari.

“Lo dico con l‘amaro in bocca, rappresentando la categoria più colpita nella sanità. Sia che si tratti di violenze fisiche e sia che si tratti di violenze verbali, infatti, gli infermieri hanno il triste primato di essere le principali vittime di aggressioni, come rivelano tutti i dati, inclusi quelli raccolti dall’odierno Osservatorio Nazionale sulla Sicurezza degli Esercenti le Professioni Sanitarie e socio-sanitarie nel 2023”.
Del resto, continua, “non può che essere così, dal momento che questo fenomeno è figlio del cattivo funzionamento del nostro Ssn di cui si dà il caso che questi professionisti rappresentino la prima interfaccia”.

I timori del Nursind sul tema sono doppi, come spiega Bottega: “Non c’è solo la preoccupazione costante di fronte a casi di cronaca diventati ormai quotidiani. C’è pure la paura che le violenze, unite allo stress da carichi di lavoro e turni massacranti, possano contribuire ad allontanare ancora di più i giovani da una professione già poco attrattiva”.

La via d’uscita ci sarebbe, secondo il segretario del Nursind, “basta solo smetterla di nascondere la testa sotto la sabbia. Ben vengano i presidi di polizia, ma non è militarizzando gli ospedali che si può eradicare il problema. Di fronte a disservizi e mancate cure, infatti, non c’è presidio difensivo che tenga. Solo riorganizzando il nostro Ssn e quindi investendo in sanità si potranno dare le sacrosante risposte di cura ai cittadini che non avranno più motivi per scaricare la loro rabbia contro i sanitari”.


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